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Le inquietudini di un adolescente


Ci togliemmo quei maledetti pattini e andammo in quel bar dove si può bere qualcosa e guardare i pattinatori senza bisogno di rimettersi le scarpe. Appena ci sedemmo, la vecchia Sally si tolse i guanti e io le diedi una sigaretta. Non aveva l’aria tanto felice.
Venne il cameriere e io ordinai una coca cola per lei – che non beve – e un whisky e soda per me, ma quel figlio di cagna non volle portarmelo, così presi una coca cola anch’io. Poi mi misi ad accendere fiammiferi. È una cosa che faccio spesso, quando
sono di un certo umore. Li lascio bruciare finché non posso più tenerli in mano, e allora li butto nel posacenere. È una specie di tic nervoso.
Poi tutt’a un tratto, come un fulmine a ciel sereno, la vecchia Sally mi fa: – Sta’ a sentire. Bisogna che lo sappia. La vigilia di Natale vieni sì o no ad aiutarmi a decorare l’albero? Bisogna che lo sappia.
– Ti ho scritto che venivo. Me l’hai domandato una ventina di volte. Certo che vengo.
– Bisogna che lo sappia, sul serio, – disse lei. E cominciò a girare lo sguardo per quella maledetta sala.
Tutt’a un tratto, io smisi di accendere fiammiferi e mi chinai un po’ sul tavolo verso di lei. Mi giravano per la testa un sacco di cose. – Di’ un po’, Sally, – dissi.
– Cosa? – disse lei. Stava guardando una ragazza dall’altra parte della sala.
– Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? – dissi. – Voglio dire, ti succede mai d’aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? Voglio dire, ti piace la scuola e tutte quelle buffonate?
– È una barba tremenda.
– Voglio dire, la odi? Lo so che è una barba tremenda, ma la odi, voglio dire?
– Be’, non è proprio che la odio. Uno deve sempre...
– Be’, io la odio. Ragazzi, se la odio, – dissi. – Ma non è solo questo.
È tutto. Odio vivere a New York e via discorrendo. I tassì, e gli autobus di Madison Avenue, con i conducenti e compagnia bella che ti urlano sempre di scendere dietro, e essere presentato a dei palloni gonfiati che chiamano angeli i Lunt, e andare su e giù con gli ascensori ogni volta che vuoi mettere il naso fuori di casa, e quegli scocciatori sempre lì da Brooks, e la gente che non fa altro...
– Non gridare, per piacere, – disse la vecchia Sally. Il che era buffo, perché non stavo gridando per niente.
– Prendi le macchine, – dissi. Lo dissi a voce bassissima. – Prendi la maggior parte della gente, hanno il pallino delle macchine. Sudano freddo per un graffio alla carrozzeria, e non la finiscono più di raccontarti quanti chilometri fanno con un litro, e se prendono un nuovo modello già pensano di cambiarlo con un altro ancora più nuovo. A me non mi piacciono nemmeno le macchine vecchie, figurati. Voglio dire, non
mi interessano nemmeno. Preferirei avere un maledetto cavallo. Almeno un cavallo è umano, Dio santo. Almeno un cavallo puoi...
– Non so nemmeno di che cosa stai parlando, – disse la vecchia Sally.
– Salti di palo...
– Sai una cosa? – dissi io. – Probabilmente, tu sei l’unica ragazza per cui adesso sono a New York o in un posto qualunque. Se non ci fossi tu, probabilmente sarei a casa del diavolo. Nei boschi o in chi sa che maledetto posto. Tu sei l’unica ragione per cui ci sono, praticamente.
– Sei carino, – disse. Ma si vedeva lontano un miglio che se cambiavo quel maledetto discorso le facevo un piacere.
– Dovresti andare in un collegio maschile, una volta. Provaci, una volta, – dissi. – È pieno di palloni gonfiati, e non fai altro che studiare, così impari quanto basta per essere furbo quanto basta per poterti comprare un giorno o l’altro una maledetta Cadillac, e devi continuare a far la commedia che ti strappi i capelli se la squadra di rugby perde, e tutto il giorno non fai che parlare di ragazze e di liquori e di sesso, e tutti fanno lega tra loro in quelle piccole sporche maledette cricche. Quelli della squadra di pallacanestro fanno lega tra loro, i cattolici fanno lega tra loro, i maledetti intellettuali fanno lega tra loro, quelli che giocano a bridge fanno lega tra loro. Fanno lega perfino quelli che appartengono a quel dannato Club del Libro del Mese! Se cerchi di fare un discorso intell...
– Be’, sta’ a sentire, – disse la vecchia Sally. – C’è un mucchio di ragazzi che nella scuola trovano molto più di questo.
– Eccome! È proprio così, per certi. Ma io non ne cavo fuori altro. Vedi? Ecco il mio guaio. Proprio questo è il mio maledettissimo guaio, – dissi. – Non mi riesce di cavar fuori niente da niente. Sono fatto molto male. Sono fatto in modo schifo. Senza dubbio.
Allora, tutt’a un tratto, mi venne quell’idea.
– Sta’ a sentire, – dissi. – Ho avuto un’idea. Che ne diresti di tagliare la corda? Ho avuto un’idea. Conosco quel tale del Greenwich Village che può prestarci la macchina per un paio di settimane. Andavamo alla stessa scuola e mi deve ancora dieci dollari.
Possiamo fare così, domattina ce ne andiamo nel Massachusetts e nel Vermont e tutto lì intorno, capisci? È, bellissimo, laggiù, una meraviglia –. Non stavo più nella pelle dall’entusiasmo via via che ci pensavo, così allungai un po’ il braccio e strinsi la stramaledetta mano della vecchia Sally. Che dannato cretino! – Senza scherzi, – dissi. – Ho circa centottanta dollari in banca. Posso ritirarli domattina appena apre, e poi vado a prendere la macchina di quel tale. Senza scherzi. Andremo a stare in quei campeggi di casette di legno o un posto così finché non restiamo a corto di soldi. Poi, quando restiamo a corto, posso trovarmi un lavoro in qualche posto e possiamo vivere in qualche posto con un ruscello e tutto quanto, e dopo possiamo sposarci eccetera eccetera. Posso spaccare tutta la legna che ci occorre d’inverno eccetera eccetera.
Parola d’onore, ci divertiremmo in un modo fantastico! Che ne dici? Forza! Che ne dici? Vieni via con me? Te ne prego!
– Non si possono fare certe cose, – disse la vecchia Sally. Sembrava arrabbiatissima.
– Perché no? Perché diavolo non si può?
– Smettila di gridare, per piacere, – disse la vecchia Sally. Il che era una cretinata, perché non stavo gridando per niente.
– Perché non si può? Perché?
– Perché non si può, ecco tutto. Tanto per cominciare, siamo praticamente due bambini. E poi, ti sei fermato un momento a considerare che cosa faresti se non trovassi un lavoro quando resti a corto di soldi? Moriremmo di fame. Tutta questa storia è così assurda che non è nemmeno...
– Non è assurda. Un lavoro lo trovo. Non ti preoccupare di questo. Non devi preoccupartene. Che ti piglia? Non vuoi venire con me? Dillo, se non vuoi.
– Non è questo. Non è affatto questo, – disse la vecchia Sally. Stavo cominciando a odiarla, in certo qual modo. – Avremo un sacco di tempo per far queste cose, tutte queste cose. Voglio dire, dopo che sarai andato all’università eccetera eccetera, e se ci sposeremo eccetera eccetera. Ci saranno un sacco di posti meravigliosi dove andare. Tu sei soltanto...
– Neanche per sogno. Non ci sarebbero un sacco di posti meravigliosi dove andare eccetera eccetera. Sarebbe tutta un’altra cosa, – dissi. Stavo ricominciando a sentirmi depresso da morire.
– Cosa? – disse lei. – Non ti sento. Un po’ strilli e un po’...
– Ho detto di no, che non ci sarebbero posti meravigliosi dove andare dopo che avrò fatto l’università e tutto quanto. Sturati le orecchie. Sarebbe tutta un’altra cosa.
Dovremmo scendere in ascensore con le valigie e tutto. Dovremmo telefonare alla gente e salutarla e mandare cartoline dagli alberghi e via discorrendo. E io avrei un impiego, farei un sacco di soldi, andrei in ufficio col tassì e con l’autobus della Madison Avenue e leggerei i giornali e giocherei a bridge tutto il tempo e andrei al cinema a vedere un sacco di cortometraggi e di prossimamente e di cinegiornali. I cinegiornali.
Cristo onnipotente. C’è sempre qualche idiotissima corsa di cavalli, qualche gran dama che spacca una bottiglia su una nave7 e uno scimpanzé in pantaloni su una dannata bicicletta. Non sarebbe proprio la stessa cosa. Non capisci proprio quello che voglio dire.
– Può darsi! Ma può darsi che non lo capisci nemmeno tu, – disse la vecchia Sally.
A quel punto ci odiavamo a morte. Si vedeva lontano un miglio che il tentativo di fare un discorso intelligente era del tutto sprecato. Rimpiangevo con tutta l’anima d’averlo cominciato.
– Forza, andiamocene di qui, – dissi. – Se proprio vuoi saperlo, mi stai sulle scatole che non ne hai un’idea. Ragazzi! A questa mia uscita montò su tutte le furie. Lo so che non avrei dovuto dirlo, e in circostanze normali probabilmente non l’avrei detto, ma lei mi stava deprimendo da morire. Di solito io alle ragazze non dico mai frasi tanto forti.
Ragazzi, se montò su tutte le furie! Io non la finivo più di scusarmi, ma lei non volle accettare le mie scuse.
Si mise perfino a piangere. E questo mi spaventò un poco, perché avevo una certa fifa che andasse a casa a raccontare a suo padre che io le avevo detto che mi stava sulle scatole. Suo padre era uno di quei grossi bastardi taciturni, e non aveva mai avuto una gran passione per me. Una volta aveva detto alla vecchia Sally che ero troppo maledettamente rumoroso.
– Senza scherzi. Mi dispiace, – continuavo a dirle.
– Ti dispiace. Ti dispiace. Questa è proprio buffa, – disse lei. Stava ancora piangendo un poco, e tutt’a un tratto a me dispiacque sul serio d’averlo detto.
– Andiamo, ti accompagno a casa. Senza scherzi.
– A casa posso andarci da sola, grazie. Se credi che permetta a uno come te di accompagnarmi a casa, sei matto. Nessun ragazzo mi ha mai detto una cosa simile in tutta la mia vita.
A pensarci bene, tutta la faccenda era un po’ buffa, in un certo senso, e a un tratto feci una cosa che non avrei dovuto fare. Mi misi a ridere. E io ho una di quelle stupide risate che fanno girare tutti. Voglio dire che se mai mi capitasse di star seduto dietro di me al cinema o in un altro posto, probabilmente mi sporgerei in avanti e mi pregherei di piantarla. La vecchia Sally s’infuriò peggio che mai.
Io mi fermai ancora un poco, scusandomi e cercando di farmi perdonare, ma lei niente.
Continuava a dirmi di andar via e di lasciarla in pace. E finii col farlo. Andai dentro a mettermi le scarpe e tutto quanto, poi me ne andai senza di lei. Non avrei dovuto, ma a quel punto ne avevo fin sopra i capelli, accidenti.
Se proprio volete saperlo, non so nemmeno perché avessi cominciato tutta quella storia. Voglio dire, di andarcene in qualche posto, nel Massachusetts e nel Vermont e compagnia bella. È probabile che non ce l’avrei portata nemmeno se fosse voluta venire. Non era proprio il tipo di ragazza che uno si porta dietro. La cosa terribile, però, è che quando gliel’avevo chiesto dicevo sul serio. Questa è la cosa terribile.
Giuro davanti a Dio che sono matto.
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