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DODICI GIORNI AL MARE


12 Agosto 1922
Alle ore 7,30 eravamo tutti in stazione. I saluti, gli auguri, le domande, le raccomandazioni dei parenti e degli amici s’incrociavano. Ero come stordito. La partenza, ed i preparativi mi avevano messa addosso un’ansia che non riuscivo a dissimulare. Fortunatamente salimmo subito in treno, dove avevamo un vagone riservato. Aggiustati i sacchi sui porta bagagli attendemmo con ansia il fischio della locomotiva che ci avrebbe annunziata la partenza.
L’atteso segnale non si fece attendere troppo e gli ultimi auguri e le ultime raccomandazioni si perdettero nel rumore di ferramenta del treno che si metteva in marcia. Eravamo in viaggio. Finalmente!… Il viaggio fu felicissimo. Quasi tutti avevamo dei giornali da leggere e così occupammo piacevolmente alcune ore. Verso le undici il
Comm. Volpatto distribuì dei block di cioccolato, che uniti al pane che ognuno aveva portato servirono a calmare l’appetito che tutti sentivamo.
Proseguimmo così fino a Savona. Qui successe un po’ di confusione, causata dalla folla che gremiva le banchine, ma tuttavia salimmo tutti sul treno Ventimiglia-Genova.
Ivi stemmo un po’ schiacciati, poiché codesta linea è sempre frequentatissima, ma ad onta del caldo e della confusione scendemmo tutti sani e salvi alla stazione di Celle Ligure. Qui trovammo il prof. Emilio, che era venuto prima di noi a cercare il posto per l’accampamento ed a assettare mille altre cose. Egli ci guidò attraverso il paese e
sullo stradone che dopo dieci minuti di marcia ci condusse al campo di foot-ball destinatoci per l’accampamento. Siamo in una valle che sbocca al mare.
Tutt’intorno a noi vi sono colline coperte d’ulivi, eccetto dal lato sud che dà sul mare. Abbiamo la parrocchia vicina. È una bellissima chiesa, che non sfigurerebbe in una grande città, poiché è tutta scolpita, dipinta e addobbata in modo veramente grazioso.
Appena giunti ci venne distribuita una gazzosa freschissima ciascuno.
Venne poco dopo il parroco di Celle a congratularsi con noi ed a incitarci a fare il nostro dovere. Incominciammo subito ad innalzare le diverse tende. Alle quattro
tutto era a posto. Tende, bandiera, recinto, pagliericci erano all’ordine.
Allora il professore Emilio prese con sé Maggiorotti, Gomirato ed io e ci condusse a Celle per la spesa. Girammo in diversi negozi e poscia carichi di commestibili come tante servette tornammo al campo. Quivi ci diedero un po’ di libertà non dovendo pensare noi alla cucina che ci veniva fatta da una famiglia di contadini lì accanto mediante il compenso di £.25 giornaliere.

15 Agosto martedì
5,30 Sveglia (Mandata al diavolo più che mai). Pulizia personale. Si fa cerchio intorno alla bandiera che al grido di «S. Giorgio, pregate per noi», viene innalzata. Andiamo a Messa nella parrocchia. Don Romersi ci parla della glorificazione di Maria. Ritorniamo facciamo colazione e dopo due ore andiamo al bagno. Il mare è un po’ mosso. Tornati al campo il senior Miravalle visita i diari. Mangiamo pasta asciutta, patate e zucchini fritti (vino e pane). Dopo un’oretta di riposo, il sign. Volpatto ci fa istruzione di pronto soccorso. Finita l’istruzione si combinano le corse di 100 m. che si faranno
stassera.

24-2 A mezzanotte viene Satta a svegliarmi. Ouff !! Che barba! Pensare che sto così bene sotto la tenda. Ma bisogna alzarsi. Prendo la lanterna e l’orologio e vado ai piedi del palo della bandiera. Di là faccio due o tre giri intorno al campo poi mi seggo un momento e per passare il tempo comincio a guardare le stelle. Ecco là l’Orsa Maggiore,… la minore, la Lira, il Cigno,… lo Scorpione… Marte e mille altri fulguri celesti. Stavo ammirando il Cigno quando uno scricchiolio mi fece voltare. Nulla… è un cane che fugge davanti alla luce della lanterna.
Riprendo a fare giri intorno al campo, per sgranchirmi. Do uno sguardo all’orologio, la mezza, purtroppo! solo ancora la mezza… Conto fino a cento, vado fin sulla strada, guardo la Luna, che è apparsa ora, ma passano appena cinque minuti.
Allora riprendo i giri, mi siedo, ripenso ai fatti accaduti nella giornata, mi diverto a illuminare una dopo l’altra le diverse tende, e… finalmente passa un’altra mezzora. L’una! Sia lodato il cielo! La mia risoluzione è presa. Sveglierò Cavallaro un po’ prima (tanto tra lo svegliarlo, il vestirsi, ecc. passerà un quarto d’ora) così monterò solo
più mezzora.
Ricomincio i miei giri, rileggo il diario già fatto, e finalmente passa anche un’altra mezzora. Attendo ancora altri cinque minuti e poi vado a svegliare Cavallaro. Si veste prende orologio e fanale ed io mi vado a coricare non potendone più dalla stanchezza. M’addormento subito…

22 Agosto 1922
Sveglia 7,30 Pulizia. S. Messa. Colazione. Preparazione dei sacchi. Riposo. Bagno.
Telegramma. Pranzo (Pasta Asciutta, costoletta, pere, pane, vino). Riposo. Libera uscita. Cena (latte, pere, pane, vino)
Si parte. Prendiamo il tram. Saliamo, sul treno, dove ci vengono a salutare Truffi e Romersi.
Passiamo sotto i Giovi.

da C. Pavese, Dodici giorni al mare, Genova, Galata Edizioni, 2008, riduzione
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