Le ranocchie, stanche di vivere senza alcuno che le governasse, mandarono
ambasciatori a Zeus, pregandolo di largire loro un re. E Zeus, vedendo la semplicità dell’animo
loro, buttò giù nello stagno un pezzo di legno. A tutta prima, atterrite dal tonfo, le ranocchie
si tuffarono nel fondo; ma poi, dato che il legno rimaneva immobile, risalirono a galla, e
giunsero a tal punto di disprezzo per il loro re che gli saltarono addosso e vi si accomodarono
sopra. Infine, vergognandosi d’avere un sovrano di tal fatta, andarono nuovamente da Zeus, e lo
pregarono di mandarne loro un altro in cambio, perché il primo era troppo indolente. Allora Zeus
perdette la pazienza, e mandò una biscia d’acqua, che cominciò ad afferrarle e a divorarsele. La
favola mostra che è meglio avere governanti infingardi ma non cattivi, piuttosto che turbolenti
e malvagi.
da Esopo, Favole, Bompiani, Milano 1998