Un topo campagnolo per sua disgrazia strinse amicizia con una rana. Questa,
che nutriva cattive intenzioni nei suoi riguardi, legò la zampa del topo alla propria, e così se
ne andarono insieme. Dapprima a mangiar grano per i campi, poi allo stagno, e qui la rana
trascinò il topo nell’acqua, dove essa sguazzava lanciando i suoi brekekekek. Il povero topo,
gonfio d’acqua, annegò ma continuò a galleggiare attaccato alla zampa della rana. Un nibbio lo
scorse, lo afferrò tra gli artigli, e la rana, legata al topo, servì anch’essa da cena al
rapace. Anche i morti possono vendicarsi, perché la giustizia divina che tutto vede e pesa sulla
sua bilancia, dà ad ognuno il dovuto.
(da Esopo, Le più belle favole di Esopo, a cura di Francesco Saba Sardi, Milano,
Mondadori, 1987)