– Buonasera. Siamo i Crismani e dovremmo…
– Sì, – dice il carabiniere sulla porta. – Vi annuncio al maresciallo.
Appena restiamo soli noi tre (io, mamma e lui), papà si porta subito l’indice della
mano destra alla bocca e poi mi domanda se ho capito.
– Se ho capito cosa?
– Tu sta’ zitto, Michele. Sta’ zitto.
– Ma se mi interrogano?
– Tu fa’ come se fossi sordo, muto e cretino. Che questa terza parte ti viene anche
bene.
– Ma io non ho fatto niente.
– Cos’ho appena detto?
– Di stare zitto.
Sì. E allora sta’ zitto. E soprattutto non far lo spiritoso.
Sulla porta della stanza ricompare il carabiniere:
– Possono entrare, signori.
Seduto alla scrivania c’è il comandante della Stazione, un tipo sui cinquanta che
somiglia un po’ al maresciallo Rocca. Io se fosse per me proverei anche a dirglielo, di
questa somiglianza, che magari gli potrebbe sembrare una cosa simpatica così ci tratta
meglio, ma se mi azzardo ad aprir bocca, a papà gli piglia un colpo.
– Ah, i signori Crismani, – dice il maresciallo.
– E io sono Michele.
– L’avevo intuito. Bene, accomodatevi pure.
Ci sediamo, io e mamma ai lati, papà in mezzo. Il tipo allunga a papà un foglio: –
Devo notificarvi una querela per violazione dell’articolo 635 del Codice penale. L’articolo
riguarda…
– Sì, lo sappiamo. I danneggiamenti, – intervengo io. – Però io…
Papà mi rifila un calcio.
– Infatti. I danneggiamenti. Stamattina abbiamo ricevuto a tal proposito una querela
e, dato che vostro figlio ha tredici anni e di conseguenza non è perseguibile a causa della
giovane età, si procede contro chi ne ha la patria potestà, nel vostro caso i genitori
stessi.
– E cos’avrebbe fatto mio figlio? – domanda papà.
– Ieri sera alle ore ventidue e trenta ha imbrattato con un pennarello la facciata di
un edificio sito in strada del Friuli ed è stato colto sul fatto dal proprietario, che era
disposto a lasciar correre. Senonché…
– Senonché…?
– Senonché le cose non sono finite lì. Infatti, quando stamattina il proprietario è
uscito dal portone di casa, ha potuto constatare che nottetempo la facciata era stata
lordata con decine di ulteriori disegni a colori eseguiti con le bombolette spray.
Salto su in piedi: – Io non c’entro niente!
– Allora ammetti il primo episodio?
– Certo che sì, ma non ho fatto altro. Papà, te lo giuro.
– Allora, Michele…
– La prego, signor Crismani, la prego, – sospira il maresciallo. – Oggi suo figlio non
è qui in veste di testimone. E infatti il nome di suo figlio nemmeno compare sulla vostra
comunicazione di notifica.
– E allora?
– E allora Michele può rilasciare soltanto delle spontanee dichiarazioni, in base alle
quali io invierò un’informativa alla Procura dei minori. Solo successivamente il magistrato,
se lo riterrà opportuno, farà ai carabinieri una sub delega per la raccolta di specifiche
informazioni. E in quell’occasione convocheremo anche Michele, che si presenterà
accompagnato da un genitore.
– Che complicato, – intervengo io.
– Figlio mio, – fa il maresciallo. –
Tu sei minore di quattordici anni e di conseguenza non sei responsabile direttamente
degli atti che commetti, nemmeno se essi hanno una rilevanza penale. A meno che la pena
prevista non sia superiore ai nove anni.
– Non ho capito, – confesso io.
– Vuol dire, mi spiega mio papà, – che solo se combini qualcosa di veramente grosso,
roba che un adulto va dentro per nove anni, rispondi tu direttamente.
– E se no, chi risponde?
– I tuoi genitori, – interviene il maresciallo.
– Che forte! – commento io.
Mio padre mi lancia un’occhiata orribile. Mia madre lo imita.
– Senonché, signori Crismani… – dice ancora il carabiniere.
– Perché… non è finita neanche qua? – domanda papà.
– No.
Il maresciallo sospira e ci guarda.
– Perché, signori, se le cose fossero limitate al solo atto di danneggiamento e alla
querela di parte del proprietario dell’edificio, tutto potrebbe finire semplicemente: voi
presentate un preventivo per le spese di riverniciatura e vi stringete la mano con la parte
lesa, poi pagate l’intero importo ed egli rimette la querela. Senonché…
– Senonché?
– Senonché è possibile che il magistrato competente voglia applicare anche l’articolo
591 del Codice penale, che è ben più grave.
– E sarebbe?
– Abbandono di minore.
Mio padre e mia madre saltano su come se li avesse punti un nugolo di vespe cannibali.
– Ma noi non abbiamo mai abbandonato nostro figlio! Chi ha osato dire una cosa del
genere?
– Io la denuncio per le sue menzogne! – aggiunge tutto rosso papà. – Chi ci accusa di
una bestialità simile?
– Sono i fatti stessi a dirlo, signor Crismani.
– Ma quali fatti?!
– Suo figlio è stato colto dal proprietario alle ventidue e trenta?
– Sì, ma cosa c’entra con… – poi capisce da solo e ricade sulla sedia, tutto pallido.
– Giancarlo, che c’è? – chiede mia mamma.
– Papà…
– Signori… la circostanza di abbandono si configura ogniqualvolta il minore è lontano
dall’occhio vigile del genitore.
– Allora io non potrò più andare a scuola…!
Al maresciallo gli scappa da ridere, però trova la forza di continuare tutto serio: –
Certo, è una tipologia di reato che solitamente e in circostanze, diciamo così, normali non
si applica. Perché accade ogni giorno in Italia che milioni di ragazze e ragazzi anche più
giovani di Michele vadano in giro da soli, a scuola oppure al cinema con gli amici. Se però,
in questa circostanza, succede qualcosa… Se il minore subisce un incidente oppure commette,
ed è il vostro caso, un atto di rilevanza penale, il magistrato competente può, sottolineo
può, denunciare i genitori per abbandono di minore.
– E la pena per… i genitori? – domanda tutto tremolante mio papà.
– Onestamente non me lo ricordo, ma mi sembra si aggiri attorno ai dieci anni.
– Ma loro non mi hanno abbandonato! Anche perché ero con…
Calcio di papà.
– In compagnia di chi eri? – mi domanda il maresciallo. – Forse un adulto che può
testimoniare?
Calcio di papà.
– Mio cugino Andrea.
Calcio di papà.
– Bene, – fa il maresciallo tutto contento. – Ciò potrebbe risolvere il problema
dell’abbandono. Quanti anni ha tuo cugino?
Calcio di papà.
– Tre.
Gemito di papà.
– Io non ho sentito nulla, – fa il maresciallo.
da L. Comida, Non fare il furbo Michele Crismani, Trieste, Edizione EL, 2005